L'ernia del disco
Le discopatie, ovvero la famiglia di lesioni ai dischi intervertebrali della schiena cui appartengono ernia, protrusione e bulging, sono una delle cause in assoluto più diffuse di mal di schiena, nonché la problematica più di frequente riportata dai pazienti che visitano lo studio. Vediamo di cosa si tratta.
La schiena è formata da vertebre alternate a dischi intervertebrali, ovvero una specie cuscinetti con funzione di perno e ammortizzatore, composti da un nucleo polposo centrale e da una guaina di contenimento formata da migliaia di anelli concentrici. Per visualizzarli, si può immaginare una pallina di gomma: i dischi si schiacciano quando vengono compressi, anche dalla sola forza di gravità, e si gonfiano quando vengono decompressi. Se la schiena si piega in avanti, il disco si gonfia indietro; se la schiena si piega a destra, il disco si gonfia a sinistra, e via discorrendo. Il nucleo del disco è ricco d’acqua, che va man mano perdendo con il passare degli anni, diventando sempre più rigido e friabile. Pochi millimetri dietro i dischi, si trovano il midollo spinale e le radici dei nervi che scendono nelle braccia o nelle gambe.
Quando si parla di protrusione o ernia, è necessario per prima cosa ricordare che il punto di riferimento non è l'intero disco - che è "fissato" alle vertebre e non può muoversi - ma appunto il nucleo gelatinoso che si trova al suo centro. Sia nella protrusione che nell'ernia, il nucleo del disco si è spostato, di solito posteriormente, perforando la guaina. La differenza è che in una protrusione la perforazione è parziale e gli anelli più esterni della guaina sono ancora integri, seppur deformati come una busta di plastica in cui si spinge una mano, mentre in un'ernia la perforazione è completa, e il nucleo del disco ha un canale libero per uscire. Siccome nel corpo spazio libero generalmente ce n'è pochissimo, in entrambi i casi i sintomi sono solitamente causati dall'infiammazione locale e dalla compressione meccanica che il nucleo del disco esercita sulle radici dei nervi su cui va a spingere (la letteratura medica dibatte ancora su quale delle due cause sia la principale). I sintomi esatti variano in base a numerosi fattori, ma il più comune che caratterizza i casi di ernia nella schiena bassa è un forte mal di schiena che si irradia lungo il gluteo e scende posteriormente sulla gamba fino ad arrivare anche al piede. Il dolore è descritto come un “tirare”, a volte anticipato da un senso di pesantezza, e può essere abbastanza intenso da impedire di poggiare il piede o camminare. Questo disturbo è conosciuto come sciatica.
Ovviamente anche i dischi cervicali possono essere soggetti a discopatia, e in quel caso il dolore parte dal collo e si irradia nel braccio fino alla mano.
I dolori sono spesso molto forti e peggiorano con alcuni movimenti, soprattutto piegando in avanti il busto o il collo, ma in alcuni casi anche semplicemente tossire e starnutire può portare dolore. A volte i dolori sono così forti che impediscono il sonno per giorni e i farmaci antidolorifici hanno poca efficacia. Nei casi più gravi e prolungati, possono avvenire perdita di riflessi, forza muscolare e/o di sensibilità, oppure una sensazione costante di formicolio.
In alcuni casi, il dolore è totalmente “periferalizzato” ovvero lo si avverte solo nel braccio o nella gamba, e non nel collo o nella schiena. Anche in questo caso però, solitamente la fonte del problema è il disco intervertebrale, e sarà lì che si concentrerà il trattamento.
Le zone più soggette a discopatie sono le vertebre alla base della zona lombare (L4-L5 e L5-S1) e quelle nella giuntura tra il collo e il dorso (C6-C7, C7-T1, T1-T2).
La stragrande maggioranza di protrusioni ed ernie risponde ottimamente alle terapie conservative manuali, tra cui la chiropratica, e solo nei casi più gravi in presenza di particolari sintomi è necessario l'intervento chirurgico. Quest’ultima è da considerare l’opzione più estrema perché, come detto, i dischi hanno una funzione importante per la normale biomeccanica della colonna vertebrale. Se i dischi sono asportati chirurgicamente, o anche solo parzialmente seguendo le tecniche chirurgiche più moderne, tutta la biomeccanica della schiena ne risentirà, causando una degenerazione precoce delle articolazioni. Per questo motivo, quando possibile, l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’Istituto superiore della Sanità sconsigliano l’operazione chirurgica, preferendo metodologie non invasive.
Il trattamento chiropratico viene stabilito in base alla presentazione del caso e dopo aver eseguito una visita completa e preso visione di una eventuale risonanza del tratto interessato. Solitamente comporta comunque tecniche manuali come trazione, manipolazione e mobilizzazione, spesso associate ad esercizi da eseguire a casa, modifiche alla postura quotidiana e più attenzione alle attività che si svolgono giorno per giorno. E’ infatti indispensabile non solo far passare il dolore, ma anche e soprattutto agire sulla causa originaria per evitare future ricadute.